Film "GIANTS IN MILAN"
Film "GIANTS IN MILAN - Volume VII - Castello Sforzesco - 27.10.2015
Giants in Milan - Volume VII - Castello Sforzesco
Il Castello Sforzesco è uno dei simboli "giganteschi" della città, come il Duomo e la Scala. Costruito da Francesco Sforza nel quindicesimo secolo ha attraversato Milano come grande protagonista della sua storia. Ha accolto i vari invasori, spagnoli, francesi, austriaci. E Napoleone, che aveva in mente un restyling radicale, che per fortuna non avvenne.
Il film esplora tutti i luoghi del Castello: i musei, le fortezze, le architetture, i misteriosi e inquietanti sotterranei. Le azioni di Leonardo nella magnifica stagione di Ludovico il Moro. Un focus particolare, trasversale, è sulla Pietà Rondanini di Michelangelo, trasferita nella sua nuova sede individuale. La Pietà, uno dei miracoli dell'arte del mondo -secondo Farinotti "il primo" miracolo. Un segmento è sulla Colonna infame. Il castello custodisce la targa che descrive le terribili torture che subì Giangiacomo Mora, accusato, innocente, di essere un untore durante la peste di Milano del 1630. Alessandro Manzoni, che scrisse "La storia della colonna infame", è dunque un altro gigante presente nello Sforzesco.
Ne parlano Angelo Stella, presidente della Fondazione Studi manzoniani, e Andrea Camilleri grande "guest" siciliana. Intervengono, come sempre, alcuni fra più importanti personaggi delle istituzioni e della cultura milanesi. Il sovrintendente Claudio Salsi, il critico Marco Meneguzzo, docente dell'Accademia di Brera. E Marco Eugenio Di Giandomenico, economista dell'arte. Eccezionale è il documento prodotto da Francesco Martelli, direttore degli archivi storici, riferito all'acquisizione della Pietà Rondanini da parte del Comune di Milano. Nel 1953 alcune storiche famiglie milanesi si unirono per un'azione, erano: Rizzoli, Crespi, Scott, Gerbi, Marmont Ferrania, Stramazzi, Borletti. Misero insieme un fondo e acquisirono l'opera dai marchesi Vimercati Sanseverino, per 135 milioni di lire. La "Pietà" è ben più di un'opera d'arte, è un patrimonio e un incanto del mondo, un sortilegio: da allora è milanese.
Film "GIANTS IN MILAN - Volume VI - Moda" - 20.07.2015
Giants in Milan - Volume VI - Moda
La moda è il sesto capitolo della storia di Milano ideata scritta e condotta, da Pino Farinotti, per la regia di Andrea Bellati, col sostegno e contributo del Comune di Milano, co-prodotta dal MIC. Com'è tradizione dei "GIANTS", partecipano al film i più importanti personaggi legati al tema affrontato. Si parte con un'analogia storica: la moda come nuovo Rinascimento. Gli interventi sono di Beppe Modenese, già presidente della Camera della Moda, l'uomo che di fatto ha inventato la Moda italiana e l'ha resa leader nel mondo. A seguire Mario Boselli, che ha gestito, sempre attraverso la "Camera" quasi tutti i grandi marchi italiani. E poi le grandi firme, nei loro ambienti: Maria Luisa Trussardi, i responsabili di Ferré, la prestigiosa, supersclusiva ditta Curiel madre e figlia. Caraceni, che veste i vip del mondo, i cui abiti sono uno status. E altri sarti e stilisti. Partecipano, secondo il proprio ruolo, Ferruccio de Bortoli, Francesco Alberoni, Alfonso Signorini, l'economista Marco Eugenio Di Giandomenico. Ornella Vanoni, milanesissima, racconta se stessa, la propria immagine, dal Piccolo Teatro, e canta "Ma mi" di Strehler. Sequenza da "Beau Brummel" l'inglese che, come nessuno, rappresenta l'eleganza. Interpretato da John Barrymore, il lord Brummel di Hollywood. La moda viene contestualizzata nei decenni: la grande eleganza dettata dal cinema hollywoodiano; i jeans imposti dai giovani nel dopoguerra, il decennio della contestazione che innescò, per reazione, la "Milano da bere", trionfo dei grandi stilisti. Il tutto: squisitamente milanese. Due stralci "virgolettati" di personaggi che sono intervenuti. Ferruccio de Bortoli: «L'immagine che mi colpisce di più è che Milano è un insieme di capitali diverse, e nei momenti migliori della sua storia ha saputo legare queste diverse eccellenze con un tratto comune, la moda per esempio.»
Sociologicamente ineccepibile la lettura di quel periodo di Francesco Alberoni: «La fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta a Milano sono stati molto turbolenti perché si sono succeduti tre movimenti. Quelli giovanili di origine nordamericana, il movimento studentesco diventato subito marxista, poi si aggiunge un movimento sindacale... mettiamoci anche le femministe e altre cose, che hanno creato un clima di violenza. Però la città era stanca ... brigate rosse, prima linea, queste cose, e si era preparata a un rinnovamento. Alla fine degli anni settanta esplode la moda italiana con un impressionante riscontro del pubblico. Di colpo, la città violenta è diventata la città elegante.»
Film "GIANTS IN MILAN - Volume IV e V - Arte Contemporanea" - 29.06.2015
Giants in Milan - Volume IV e V - Arte Contemporanea
Prima parte: il museo del '900. Dai Futuristi all'arte Povera. Palazzo Reale. Sala delle Cariatidi. L'Arte pubblica e un Museo istituzionale, il Pac. Le Gallerie d'Italia, il mercato e l'editoria dell'arte. Milano città sperimentale per gli artisti. Milano e l'arte sostenuta dalle realtà private come Fondazione Trussardi con Massimiliano Gioni, Hangar Bicocca con intervento del direttore Vicente Todoli e Fondazione Prada. Seconda parte: La Milano delle gallerie private. Dallo storico Giorgio Marconi che aprì lo studio Marconi nel 1965 passando per Massimo De Carlo o Raffaella Cortese. Gli studi d'artista: dallo storico Emilio Isgrò, passando per Alberto Garutti fino agli emergenti. La Milano degli spazi indipendenti e l'arte nelle zone ex periferiche o popolari, con l'esempio della Stecca 3.0 ripresa da Stefano Boeri, oggi di tendenza, e la Milano underground della street art.
Film "GIANTS IN MILAN - Volume III - Il Duomo e la Scala" - 12.04.2015
Giants in Milan - Volume III - Il Duomo e la Scala
Prosegue il viaggio di di Pino Farinotti (rigorosamente ed ecologicamente in bicicletta) attraverso Milano e la sua storia. Questa volta al centro della narrazione ci sono due giganti di marmo e di pietra: il Duomo e la Scala.
Non è facile realizzare documentari che siano divulgativi ma al contempo conservino un livello alto di informazione e di senso profondo della cultura. Questo terzo episodio della serie Giants in Milan fa parte di questa ristretta cerchia confermando lo stile dei due precedenti ma dovendo affrontare una difficoltà ulteriore. Se fino ad ora ci si era concentrati su personalità insigni che hanno dato lustro alla città adesso il focus è su due edifici. Il rischio della presentazione didascalico-didattica era in agguato dietro ogni angolo. Farinotti ha saputo costantemente dribblarlo facendo 'vivere' i monumenti attraverso le persone che ne hanno ammirato la grandezza ma, al contempo, vi hanno contribuito nei secoli o tuttora vi contribuiscono.
Parlare di Gian Galeazzo Visconti trattando del Duomo è doveroso ma farlo, ricordandone le motivazioni più o meno recondite ma non dimenticando mai quanto quest'opera in continuo divenire non appartenga ai 'grandi' ma all'intera città, non è retorica ma consapevolezza di un comune sentire. Farinotti riesce anche a non farci ascoltare neppure una nota di "O mia bela Madunina" (preferisce le musiche alla Woody Allen che cita come mentore newyorchese nell'incipit) perché anche quando passa ad occuparsi della Scala e di Giuseppe Verdi non si chiude in un pericoloso provincialismo (per quanto metropolitano). Si parla, con Alexander Pereira, del legame tra Vienna e Milano e abbiamo anche una trasferta a Parigi per ricordare l'influsso della Ville Lumière sull'opera verdiana. Se l'autore danza (quasi da fermo) con Luciana Savignano o bacia la mano a Carla Fracci lo fa anche un po' per gratificare il proprio ego ma al contempo offre a chi guarda la sensazione di essere di fronte non ad 'icone ' dell'arte ma a persone che hanno vissuto, oltre che fatto vivere, il teatro d'opera più famoso nel mondo. E' questa la cifra stilistica di una lettura di una città che viene presentata senza trionfalismo ma anche senza falsa modestia per quello che è stata, che è e che può tornare ad essere se non perde la memoria della propria storia.
Film "GIANTS IN MILAN - Volume II" - 19.01.2015
Giants in Milan Volume II
È il secondo di 16 film nel quadro di una Storia di Milano, anche in vista EXPO, col contributo del Comune attraverso l'Assessorato alla cultura. A dettare il percorso è ancora... bicicletta. Per non dare al racconto un impianto troppo didascalico e cronologico. Si passerà da un argomento all'altro in modo agile e magari divertente.
Dopo i 4 giganti "milanesi non milanesi" del primo film (Leonardo, Napoleone, Hemingway e Stendhal) il focus di Farinotti, è su altri giganti arrivati in città da luoghi meno lontani. Si passa a una veloce, fulminante storia di Milano. Dallo stazionamento celtico del 5° secolo a.C. alla seconda Guerra di Indipendenza che liberò Milano dagli austriaci.
Intervento di Francesco Alberoni sulla "Milano di adesso", in chiave culturale e sociologica. Farinotti prosegue il suo racconto davanti alle colonne di San Lorenzo, dove campeggia la statua di Costantino. Il primo imperatore cristiano emanò il suo editto di Milano del 313, che liberalizzò il cristianesimo, è forse la "carta" più importante della Storia. Intervento di Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano. La bicicletta porta Farinotti ai Giardini pubblici, dove campeggia il monumento a Indro Montanelli. Farinotti racconta la vicenda del grande toscano milanese, "dal vivo", avendo lavorato con lui per un periodo. Intervento di Mario Cervi, che ha condiviso con Montanelli un lungo percorso di collaborazione e di amicizia. È la volta di Enrico Mattei, fondatore dell'ENI, uomo d'azione, politico, grande comunicatore, un comandante, instancabile. "L'uomo del petrolio italiano" milanese acquisito. Bicicletta e passaggio davanti al "Pirellone" di Gio Ponti. Ponti architetto, artista, manager, intellettuale, scrittore, editore. Talento dell'arte applicata. Uno dei grandi milanesi del mondo, del 900. Marco Eugenio Di Giandomenico affronta il segmento del Ponti editore e scrittore. Si conclude col milanese più grande di tutti, Alessandro Manzoni. Testimonial il professor Angelo Stella, presidente del Centro Studi manzoniani. Farinotti è sui gradini della chiesa di San Fedele, dove Manzoni cadde battendo il capo uscendo dalla messa dell'epifania del 1873. Visse ancora qualche mese ma la sua vita attiva e intellettuale si concluse su quei gradini, inquadrati. Ma soprattutto Stella ha concesso a Farinotti di entrare nella stanze private della casa di Manzoni, rimaste come allora.Farinotti indugia davanti al letto dove il "milanese" morì e la sequenza finale lo vede, commosso, dietro la scrivania, imporre le mani sul quel legno dove lo scrittore lavorava.